dallapiccola
Ormai, dopo gli interventi fatti in questi giorni sulla stampa, possiamo dire che sugli immigrati si giuoca (se giuoco si può chiamare) a carte scoperte. Diversi sindaci di varie località, sparse in Trentino, hanno dichiarato che l’accoglienza diffusa per iniziativa comunale esiste e continua. Quindi non è vero, come dice il Presidente Fugatti che “durante i sette anni della mia presidenza non ho ricevuto nessuna disponibilità di sindaci del Trentino a ricevere quote di migranti….la verità è che l’accoglienza non la vuole nessuno”. Questa ultima affermazione è contraddetta dai fatti documentati perchè ci sarebbero già 18 comuni disponibili “come dice il Centro Astalli”.
Piuttosto c’è da dire che l’accoglienza diffusa, dove dipendeva dalla Provincia, è stata cancellata dal 2018 dall’allora Maggioranza con Presidente Fugatti, e di conseguenza gli immigrati sono stati concentrati al Centro con tutte le conseguenze negative che tutti conosciamo. Non si poteva lasciare gli immigrati dov’erano? Personalmente sono testimone diretto di quelli che erano alla palazzina dell’Enel di Peio. Stavano bene ed a un certo punto la Provincia, come per tutti gli altri centri di accoglienza sparsi nelle Valli, d’autorità è intervenuta con la soppressione.
Pertanto si abbia il coraggio di dire “gli immigrati non li vogliamo”. Ma questa volontà è contraddetta ormai dalle prese di posizioni di diverse realtà economiche e sociali. E’ voce quasi unanime che bisogna ritornare all’accoglienza diffusa se non per motivi umanitari almeno per convenienza visto il grande bisogno di manodopera di provenienza straniera. Quindi è urgente ed indispensabile il cambiamento di rotta da parte della politica provinciale in merito all’accoglienza degli immigrati. Sono tutti d’accordo nella Maggioranza di continuare nella linea dura attuale? E chi non è d’accordo non può farsi sentire? Chi vuol essere veramente cristiano deve sapere che la scelta attuale certo non la vuole la Chiesa alla quale si dice di appartenere, ma non la vuole neppure la società civile responsabile e sensibile ai problemi umani. Chi si vuol rappresentare allora? L’egoismo o la solidarietà per non parlare anche di interesse? Ad ognuno la libera scelta. E non si può nascondersi dietro a un dito. Bisogna cambiare motto: passare dal come respingere al come accogliere.
Purtroppo l’immigrato da qualcuno è visto e trattato come un lebbroso. Questi deve stare alla larga, disturba la nostra quiete, respingiamolo. In troppi prevale l’atteggiamento del: godiamoci da soli il nostro benessere, magari frutto delle fatiche degli sfruttati guardati dall’alto in basso anche se dobbiamo ammettere che nei rapporti di lavoro tante cose sono cambiate e ci sono datori di lavoro corretti e responsabili. Menomale quindi che accanto a tanto egoismo c’è ancora tanto altruismo, tanta solidarietà, tanta gente che si dedica agli altri, che vuole bene a chi ne ha di bisogno, che pensa a certe mamme, a tanti bambini, a tanti anziani, a tanti uomini che vogliono solo guadagnarsi il pane quotidiano, quel pane che nel Padre Nostro chiediamo al plurale e non al singolare (…dacci oggi il nostro pane quotidiano…). Ad ognuno fare la scelta da che parte stare. Ed è una scelta che fa tremare le vene e i polsi per la grande responsabilità morale che comporta, in particolare per un credente cristiano. Infatti è’ scritto nel Vangelo che saremo giudicati soprattutto da questo: “avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere, ero ignudo e mi hai vestito ecc…”
Quando penso a quanto ho visto in Africa in tanti anni e viaggi e so il perché tante persone, a proprio rischio e pericolo, lasciano con tanta sofferenza la loro terra, mi chiedo perché c’è tanto rifiuto ed anche disprezzo nei confronti di questi nostri fratelli che non hanno nessuna colpa per essere nati nella miseria, come noi non abbiamo nessun merito per essere nati in un certo benessere? E pensare quanto sono stati sfruttati e lo sono ancora dal mondo ricco! A noi la responsabilità di collocarci al posto giusto e contribuire per ristabilire quella uguaglianza e giustizia che sono la base per garantire una serena e pacifica convivenza umana.
Luigi Panizza ex assessore provinciale e componente “Casa e Autonomia E.U.”
Foto Cristina Gottardi
Sfruttamento delle materie prime critiche: non è che Roma stia mettendo i piedi in testa alla nostra Autonomia?
Approvato con modifiche, in una calda giornata romana nella vigilia di Ferragosto, il DL 84 contiene disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico.
Come noto, si tratta di un argomento nazionale che possiede risvolti anche a livello locale. Tant’è che i politici nostrani, si badi bene solo quando stimolati dalla stampa, hanno costantemente teso a minimizzare le preoccupazioni. Eppure, le informazioni a livello locale e nazionale ne stimolano non poche nonostante, nel decreto appena editato, ci sia un incipit che potrebbe lasciare tutti tranquilli.
Lì, si dice infatti che le disposizioni del presente decreto si applicano nelle Regioni a Statuto Speciale e nelle Province autonome di Trento Bolzano compatibilmente con le disposizioni dei rispettivi Statuti e relative a norme di attuazione.
A riportare le nubi sul cielo delle speranze trentine, tuttavia, ci pensa subito il comma 3 dell’articolo 2. Da lì si evince infatti che possono esistere progetti riconosciuti come strategici dalla Commissione Europea che assumono la qualità di progetti di pubblico interesse nazionale. Comprensivi di opere e interventi necessari per la loro realizzazione, sono considerati di pubblica utilità dunque indifferibili ed urgenti
L’articolo 3 afferma poi che la realizzazione di progetti strategici va presentata al “punto unico di contatto” presso il Mase che sente in maniera non vincolante le amministrazioni locali e rilascia le concessioni.
Al comma 2 si parla dell’autorizzazione unica rilasciata dalla competente direzione generale del Ministero delle imprese e del made in Italy: MIMIT. E’ il Dicastero alle dirette dipendenze del ministro Urso, uno, non proprio autonomista nel DNA politico
Comprendiamo che queste nostre considerazioni possano essere tacciate di allarmismo.
Più e più volte tuttavia abbiamo visto Roma tentare di mettere da parte i dettami della nostra Autonomia. Non solo chi ha governato negli anni ‘10 – ad esempio – ricorda la gravità degli effetti della “Spending Review” voluta da Roma, alla faccia del nostro Statuto. Ad aggravare il quadro ci pensa poi lo stesso ISPRA. In una sua recentissima presentazione dal titolo “LA SITUAZIONE NORMATIVA DELLE REGIONI IN RELAZIONE ALLO SFRUTTAMENTO DELLE MATERIE PRIME CRITICHE”, in una slide presentata affermava che
1. Le Regioni, che esercitano una piena competenza amministrativa per il conferimento dei titoli minerari relativi alle materie prime critiche, applicano la legislazione statale vetusta e non possiedono le competenze tecniche e amministrative per autorizzare e controllarne la ricerca e lo sfruttamento.
2. Le stesse Regioni, per la gran parte. hanno una visione dell’interesse economico delle attività estrattive limitato alla singola realtà regionale, e non percepiscono, se non il qualche lodevole caso, l’interesse nazionale.
3. Gli interessi localistici, talvolta, sono prevalenti su quelli nazionali
Allora: il Movimento Casa Autonomia.eu si sente particolarmente legato ai valori dell’Autonomismo. Per questo non ce la sentiamo di lasciar passare in silenzio la questione.
Attraverso un’interrogazione daremo modo alla Giunta di spiegare se e dove i nostri dubbi sono fondati. Diversamente, sarà legittimo chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per poter tutelare gli interessi delle nostre valli e dei concittadini che le abitano.
Lo facciamo mossi dal desiderio di stigmatizzare un duplice silenzio. Quello dell’amministrazione Provinciale sorprende poco. Si tratta ormai una triste realtà, sempre leale alle scelte di un governo statalista nazionalista.
A sorprendere maggiormente però è invece l’atteggiamento degli autonomisti che per contratto a chiamata, siedono attualmente in Giunta provinciale. Sarà forse dovuto a questo il mutismo dei discendenti diretti di quegli storici autonomisti che furono schietti e genuini interpreti delle prerogative di autogoverno che un tempo abitavano il loro partito? Che fu ad esempio quello che subito si mosse sulle barricate in Val Rendena non appena era stata paventata un’ipotesi di avviamento di attività estrattiva di Uranio.
“È colpa di Roma, ci dispiace, di più non si poteva fare” non può bastare L’unica risposta tollerabile è “se il Trentino non sarà d’accordo di nuova attività estrattive non se ne potrà parlare” E’ solo quest’ultima, l’unica risposta accettabile all’interrogazione che abbiamo appena depositato.
tra sciatteria istituzionale e solita mancanza di prospettiva
I consiglieri e le consigliere di minoranza : Francesco Valduga, Paola Demagri, Mariachiara Franzoia, Paolo Zanella

Oggi in Prima Commissione le minoranze consiliari hanno bocciato la Strategia provinciale per la XVII legislatura. D’altronde si tratta di una programmazione lacunosa e general generica, che dice poco o nulla su come si vogliono raggiungere gli obiettivi in questi cinque anni (peccato che il “come” sarebbe proprio la strategia…) e che tra l’altro è spesso incoerente rispetto alla Strategia Provinciale per lo Sviluppo Sostenibile, a partire dalla riproposizione della Valdastico. SProSS che è stata votata la scorsa legislatura evidentemente più per obbligo derivante dall’Agenda 2030 che perché ci si creda realmente, visto che in più occasioni la Giunta ha dimostrato che la sostenibilità non è tra le sue priorità.
L’assenza di Fugatti oggi in Commissione per replicare alle nostre osservazioni, poi, dimostra quanto sia importante per questa Giunta una visione complessiva da mettere in campo nel medio-lungo termine. La replica dell’assessore Spinelli alle nostre osservazioni è stata – pare impossibile – più vuota della Strategia stessa. Restano quelli di sempre, che prendono decisioni estemporanee di sei mesi in sei mesi, dal bilancio all’assestamento (al netto delle grandi opere, per le quali ci sono sempre milionate da accantonare che poi mai ricadono a terra), anche ora che la scusa del CoViD non c’è più. E lo si vede proprio in questa Strategia provinciale, povera e incoerente sin dalla premessa, con un’analisi del contesto socio-economico dove le priorità citate da Fugatti a inizio legislatura scompaiono: non si portano dati sull’emergenza casa, sui salari più bassi del Nordest, sull’aumento delle disuguaglianze, sulla spesa per la sanità privata direttamente a carico dei cittadini più alta d’Italia.
Al di là della sciatteria generale e delle legittime posizioni politiche su alcuni temi che segnano la distanza tra chi governa e noi all’opposizione, ciò che salta all’occhio è la mancanza di proposte in risposta ai problemi identificati. Sulla carenza di personale nei Comuni nulla si dice sull’incentivazione delle fusioni, delle gestioni associate o di altre proposte credibili che rafforzino le autonomie locali e nemmeno del trasferimento di competenze alle Comunità di Valle. Sulla chiusura del ciclo dei rifiuti, dopo anni di ragionamenti ancora non si esprime nessuna posizione su tipologia di impianto, dimensionamento e localizzazione. Nulla su un piano per il risanamento degli acquedotti, sulla strategia per il rinnovo delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche per mantenerne il controllo territoriale, sul sostegno delle Comunità energetiche rinnovabili, sull’efficientamento delle abitazioni e sul contrasto alla povertà energetica. Come fossero temi secondari in questo momento storico. Nemmeno sui nidi d’infanzia si esplicita se si vuole andare o meno verso l’universalità e la gratuità, visto che ormai il trend della (de)natalità con la politica dei bonus si sta allineando a quello nazionale. Poco pure sulle strategie per contrastare il persistente divario di genere. Sui salari si dice solo che si deve cercare di alzarli, ma non si spiega con quali leve: incentivando selettivamente le aziende e favorendone la crescita dimensionale per aumentarne la produttività? trasferendo più risorse per gli affidamenti dei servizi per garantire contrattazioni integrative migliori nel terzo settore? Nulla è dato sapere. Sull’abitare poi manca completamente l’idea di un piano di edilizia residenziale pubblica e non si accenna nemmeno al problema degli affitti turistici brevi che erodono il mercato residenziale, figurarsi a possibili risposte. Sulla sanità l’approssimazione è massima, tanto che è su questo tema che è arrivato il numero più alto di osservazioni dai cittadini e organizzazioni interessate: il ruolo della prevenzione invece che essere centrale è solo accennato, manca un progetto di riorganizzazione del territorio e le strategie per l’integrazione socio sanitaria e non si definiscono leve per il trattenimento e l’attrattività del personale per garantire il funzionamento della sanità pubblica e universalistica. E quasi nulla si dice del sociale e disabilità. Sui grandi carnivori, poi, tema principale di campagna elettorale di questa maggioranza, ci si ferma alle enunciazioni di principio.
Insomma letto il documento ci si rende conto che si tratta di una Strategia senza strategie, dove manca una prospettiva di sviluppo del territorio e che di fatto è stata scritta solo perché si doveva farlo, sapendo già che tanto per altri cinque anni si continuerà comunque a navigare a vista. E i grandi cambiamenti in atto nessuno li governa, con buona pace dei trentini e delle trentine.
I provvedimenti della politica nazionale di queste ore impongono al Movimento Casa Autonomia.eu una forte presa di posizione. Anche se l’Autonomia differenziata come fin qui approvata sembrerebbe più un provvedimento “Manifesto” che una solida realtà normativa sulla quale discutere. Questo perché la parte leghista del governo Meloni la fa passare in un momento storico in cui, in Trentino, i vecchi autonomisti identitari, quelli che dovrebbero ergersi a paladini delle prerogative del pensiero autonomista, stanno invece zitti zitti, sotto la gonna di lega e fratelli d’Italia locali. Sono, loro stretti alleati anche qui a livello provinciale, come sappiamo in funzione delle nomine di governo ricevute. Così accontentati, non li sentirete sollevare la minima critica. Da qui partono allora responsabilità e coerenza di MCA.eu, gli autonomisti della compagine di centro-sinistra. Parliamo di questo provvedimento allora. Critiche – a tratti in maniera scontata – le minoranze, esultanti – spesso a sproposito – i leghisti. Ai più, non sarà poi sfuggito il tiepido atteggiamento del Fratelli italiani nonstante ci sia un preciso accordo elettorale che tiene in piedi il governo nazionale. Ma si sa, l’A. Diff. è un provvedimento che interessa soltanto alla lega. I Fratelli sono focalizzati sul presidenzialismo.
E qui si apre la prima considerazione critica verso un provvedimento che di per sé, fosse realistico e applicabile potrebbe contenere numerose buone novità. Comunque, considerando i reciproci rapporti di forza tra le due compagini di governo possiamo immaginare quanto poca cura e interesse manifesterà FDI nel portare avanti la partita oltremodo complessa dei decreti attuativi. Perché al di là delle giuste preoccupazioni sulle disparità che potrebbero manifestarsi in corso d’opera, per poter procedere all’attuazione di questa norma è necessario individuare i famosi livelli essenziali di prestazione. Ma non solo perché poi questi devono venir riconosciuti insieme alle risorse idonee a poterli ridistribuire in maniera sufficientemente equa. E sul terreno dell’equità tra nord e sud, l’attuazione troverà le forche caudine dei parlamentari del sud.
Dal punto di vista politico, elettorale e di voto dentro al parlamento, il meridione è sempre stato molto forte. Posso citare ad esempio il fatto che cinque regioni del sud hanno avuto la forza storica di introitare il 45% dei quasi 10 miliardi che la Politica agricola comunitaria aveva messo a disposizione dell’Italia ad ogni programmazione passata. Le altre 14 regioni e due Province autonome si suddividevano in sedici il restante 55.
Immaginatevi quando si cominciassero a toccare argomenti come sanità e welfare. Tant’è che anche solo in questa fase di voto pare che Salvini ci abbia rimesso fin da subito del gran consenso in Calabria, proprio a causa della contrarietà dei parlamentari di destra di quella regione. Tutto fa pensare però che gli annunci proseguiranno, senza conseguenze e peggio, senza risultato. Buon per noi, buon per l’Autonomia trentina che alle sceneggiate della lega ci ha fatto il callo. Ricordiamo tutti un fatto di cronaca politica del quale il web da facile traccia. E’ accaduto casualmente il 21 giugno ma di ben 13 anni fa. L’accordo di allora era con il governo del momento, quello del Cavaliere nazionale. Il ministro, lo stesso. Stesse scene, stessi annunci che il tempo finì per consegnare ad un nulla di fatto. Bene dunque che vi sia un’opposizione forte che sottoporrà al referendum questo atto politico dato da digerire d’imperio agli italiani, altrettanto bene che sia consegnato al percorso legislativo col solito atteggiamento leghista che ormai conosciamo anche qui in Trentino. Basti osservare come è stata gestita dalla lega trentina prima di opposizione e poi di governo, la partita dei Grandi carnivori.
Dai banchi dell’opposizione avrebbero spaccato il mondo. Nella prima fase di governo hanno annunciato tutto ed il contrario di tutto, senza portare a casa niente tranne una gestione che ha coltivato paure e purtroppo tragedie. Oggi, a sei anni di distanza provano a ripartire rimettendo in piedi – e male – tutto quello che avevano smantellato sei anni fa ereditato dalle persone coscienti e competenti che avevano lasciato loro.
La categoria delle persone che si possono definire “studente” è piuttosto eterogenea. Ogni fattispecie ha però in comune una condizione: frequentare l’Università è costoso. E fuori sede, all’alimentare si aggiungono una serie di altre spese tra cui l’affitto. Così lo studiare per prepararsi ed acquisire nuove competenze sta diventando sempre più un lusso. Chi è particolarmente motivato nel seguire un certo tipo di percorso di studi, si può scontrare con problematiche economiche legate al caro vita.
Nella Mozione recentemente predisposta da Casa Autonomia.eu e sottoscritta dai Consiglieri provinciali di minoranza , abbiamo voluto occuparci di una categoria spesso poco considerata: gli studenti che scelgono di trovarsi un lavoro per sopperire almeno in parte alle loro necessità finanziarie. Persone che per non gravare completamente sulla famiglia finiscono per sottrarre tempo allo studio e alla vita sociale. Persone che, beffa nella beffa, finiscono per dimostrare un fittizio aumento del reddito e quindi dell’indicatore ISEE (o ICEF, per le borse di studio dell’Opera Universitaria). E non parliamo solo di giovani che scelgono di autosostenersi ma anche persone non più giovani che lavorano e scelgono di portare avanti un percorso di studi per riqualificarsi professionalmente.
Già molte le realtà universitarie stanno investendo nel sostegno economico ai soggetti che ne fanno richiesta. Ad esempio, è facilmente reperibile sul web il caso dell’Università degli Studi di Padova. Citiamo a tal proposito il bando annuale per la contribuzione degli studenti Alle studentesse e agli studenti con reddito annuo lordo di almeno 3.500,00 Euro percepito nel 2023 o nel 2024 in base ad un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o determinato o ad altre attività lavorative autonome, e con ISEE fino a 50.000 Euro, è prevista una riduzione di 400,00 Euro del contributo onnicomprensivo che viene applicata su seconda e terza rata. La riduzione è concessa per un numero di anni pari alla durata normale del corso di studio, più altri tre anni, a partire dal primo anno di immatricolazione. “
Ecco allora che a nostro avviso, anche un intervento locale sarebbe estremamente opportuno. A tal proposito la copertura economica non potrebbe che provenire dall’ambito provinciale andando a compensare parte delle tasse universitarie di livello locale. Per i “fuori sede” si potrebbero ipotizzare forme di indennità da parte dell’Opera Universitaria con un bando separato rispetto a quello inerente la riduzione delle tasse universitarie a Trento. Due bandi diversi per due casistiche diverse che necessiterebbero di due fondi diversi.
Anche la CISL, nella sua campagna nazionale “LA TUTELA DEL LAVORO NELLE TRANSIZIONI” sul tema “giovani e lavoro” solleva tutta una serie di problemi nella transizione verso il mondo del lavoro sollevando questioni spinose come l’abbandono scolastico, la ridotta quota di laureati e la necessità di potenziare la formazione degli occupati.
Volendo parlare quindi di “studenti lavoratori” è quanto meno auspicabile un confronto non solo con la rappresentanza studentesca e l’università ma anche con gli stessi sindacati per capire se, come e quando porteranno avanti eventuali iniziative nelle contrattazioni per concretizzare una certa attenzione verso i giovani più volenterosi.
Il dispositivo della mozione depositata vuole impegnare la Giunta provinciale ad attivarsi per almeno un paio di
- aprire un tavolo che coinvolga PAT, Opera Universitaria, Università degli Studi di Trento, rappresentanze studentesche e sindacati per elaborare strategie e soluzioni che possano mitigare disagi economici del cd. “studente lavoratore” trentino
- valutare di destinare dei fondi a sostegno di tale categoria di studenti per incentivare l’accostamento del lavoro ad un percorso universitario (in Trentino o fuori da esso)
Come noto, anche il nostro Movimento civico provinciale ha voluto confrontarsi con l’ampia dimensione della kermesse elettorale europea. Col suffisso “.eu” nel proprio nome non poteva esimersi da questo compito. Avvertiamo infatti come molto forte il bisogno di ispirarci a quel PPTT.ue di passata memoria. Fautore di un autonomismo di respiro europeo già da una sua precocissima intuizione.
Onestà vuole – benché questa sia una dote che a quanto pare in politica non serve più – che si ammetta il risultato ottenuto come piuttosto deludente. Non tanto a livello locale dove AZIONE ha ottenuto i migliori risultati del suo livello nazionale, quanto piuttosto all’esito complessivo. Dove, come osservato, a sbancare sono state le Destre, anzi, le “Ultradestre”. Movimenti da far sembrare la nostra Giorgia nazionale una novellina di quella parte di Arco costituzionale.
Ed è proprio lei a guidare l’elenco delle nostre delusioni. Con la conferma della fiducia verso il “melonismo” da parte di tutti gli italiani, abbiamo ormai tutti la certezza che a vincere in politica è più importante avere doti da showgirl che portare a casa risultati concreti. Al netto del fatto che far questo, in Italia, è ormai praticamente impossibile.
Potrebbe essere diverso qui in Trentino. Invece, tutti i problemi degli scorsi cinque anni sono stati spazzati come polvere sotto al tappeto. Col suo gran girovagare, la Giunta provinciale ha preferito mescolare polente alle sagre paesane e tagliar nastri di ogni ordine e genere. Non importa se i lavori pubblici sono al palo, se in agricoltura vanno bene soltanto un paio di cooperative e sul resto regna il buio, se la sanità va come va, se i giovani scappano all’estero (ma da li poi, votano verde!). In Italia l’importante è esser presenti in TV ed in Trentino al maggior numero di manifestazioni possibile.
Un secondo elemento di insoddisfazione che le urne nazionali hanno certificato, è la litigiosità dei movimenti di Centro. Fin quando Renzi e Calenda non si faranno da parte o smetteranno di litigare quei Partiti davvero centrali e moderati non avranno la possibilità di decollare.
Per Casa Autonomia.eu il test è comunque andato bene. Le persone che ci hanno sostenuto alle provinciali hanno risposto altrettanto bene anche in questa tornata. Di certo sarà necessario far tesoro degli aspetti che non hanno funzionato per affrontare al meglio la prossima
Nel frattempo possiamo consolarci con Rovereto, città tradizionalmente di centro-sinistra dove il risultato però, era tutt’altro che scontato. Abbiamo vinto certificando lo scarso valore elettorale che hanno dimostrato le attuali scelte del Patt. Anche a Rovereto infatti, gli Autonomisti di Panizza hanno voluto continuare nel solco del loro voltafaccia al centro-sinistra. Dopo un quarto di secolo di collaborazione col csx la dirigenza del PATT affamata più di poltrone che di destra, tiene ben salde le poche tessere rimaste, da quella parte dell’arco costiutuzionale. Così se in passato per le elezioni comunali non dava nessuna indicazione precisa di Alleanza, da quando hanno ottenuto qualche posto di potere (su nomina diretta di Fugatti) le vecchie stelle alpine hanno cambiato stile. Ora gli ordini di scuderia sono di stare dove stanno i partiti di destra. Nonostante pubblicamente il loro Segretario provi a dissimulare con parole di apertura a tutti i fronti (risultando poco credibile)
Ecco perché al Centro sinistra gli autonomisti progressisti di MCA.eu fanno assai bene. Colmano quel bisogno di voto locale che incarna i valori di quello che un tempo, fu il PATT. Una sfida che siamo già pronti a correre ad urne europee ancora “calde”. In settimana incontreremo il nostro direttivo e in seguito allargheremo le riflessioni emerse alla Assemblea dei soci.. La data delle elezioni 2025 pare difficilmente procrastinabile rispetto alla naturale scadenza di maggio e dunque entro la fine dell’anno la maggior parte dei candidati sindaci di maggior rilievo saranno già notizia di cronaca. E noi ci saremo.