Ci sono argomenti che mai nessuno vorrebbe toccare. Se tocchi muori! Io sono invece convinta che il coraggio di esprimere delle considerazioni con le opportune valutazioni e ricadute è un elemento di forza di qualsiasi Amministratore.
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Donna. Protagonista in politica perché siamo nell’anno 2024!
Tra pochi giorni la Regione Trentino – Alto Adige eleggerà i membri del nuovo Consiglio regionale. Da sempre le Commissioni provinciali per le pari opportunità delle Province di Bolzano e Trento sensibilizzano sulla necessità di sostenere attivamente le donne in politica. Nella Regione Trentino – Alto Adige più della metà della popolazione è femminile. Una società democratica vive grazie alla partecipazione delle sue cittadine e dei suoi cittadini. Entrambe le Province non possono permettersi di rinunciare alle capacità e alle competenze delle donne negli organi politici. “I comitati con pari rappresentanza prendono decisioni migliori”, sottolineano le Presidenti della Commissione per la parità di genere di entrambe le Province, Ulrike Oberhammer e Paola Taufer.
Nel Piano d’azione per la parità di genere dell’Alto Adige Æquitas, il principio guida è la “partecipazione”. “Le donne e gli uomini sono rappresentate/i equamente nei comitati politici, partecipano ai processi decisionali su un piano di parità e modellano attivamente la vita politica e sociale”.
Per attuare tutto ciò, è necessaria una forte partecipazione femminile alle elezioni. L’appello di Oberhammer e Taufer è quindi di votare consapevolmente una donna per la Giunta regionale. Solo così sarà possibile garantire che nei prossimi cinque anni tutte le parti della nostra società saranno rappresentate nella Giunta. Il ritorno ad una Giunta regionale senza rappresentanza femminile è inaccettabile, anche e soprattutto perché siamo nell’anno 2024!
Paola Maria Taufer
Presidente CPO Provincia di Trento
Avv.. Ulrike Oberhammer
Presidente CPO Provincia di Bolzano
Il 25 febbraio ci saranno le elezioni comunali in 3 comuni del Trentino.
A Fiavè tra i candidati della lista “Fiavé tra Dolomiti e Garda“ c’è Maria Pia Calza già candidata alle provinciali con casa autonomia.
A lei tutto il nostro sostegno e l’augurio che il suo gruppo riesca ad ottenere il consenso che si merita e che possa, quindi, amministrare il comune operando per il suo territorio e per il benessere della comunità.”
Che il comparto del turismo costituisca componente essenziale dell’economia trentina è un fatto assolutamente incontestabile. Da sempre luce per le sue imprese, a tratti ombra per le persone impiegate.
A tal proposito vorrei raccontare la storia di una di queste. Sarà esempio pratico per meglio chiarire cosa intendo dire. Ho avuto occasione di conoscere un ragazzo impegnato stagionalmente come cuoco da quando, circa sei anni fa, ha terminato la scuola professionale. Lavora dalle 11 alle 15 ore al giorno, con uno solo di riposo settimanale, tranne in alta stagione o per sostituzioni in caso di malattia di colleghi.
Poche certezze dunque tant’è che fino a pochi giorni prima dell’avvio della stagione non sa se verrà chiamato o meno.
Talvolta, gli è capitato anche dover assolvere al contratto della stagione invernale in part-time pur lavorando per l’intera giornata. Per prassi, il termine dell’assunzione è sempre stato fissato al giorno lavorativo immediatamente successivo all’Epifania. Spesso rinnovato.
Quest’anno invece, la conferma di prosecuzione fatica ad arrivare. E ad incertezza più assoluta si aggiungono prospettive più che sicure, purtroppo beffarde. Le retribuzioni mensili sono di circa 1500 euro, vitto e alloggio compresi. E dove non lo sono, gli affitti sono proibitivi e rendono respingente un lavoro che per 7 mesi tra estate ed inverno offre complessivi 10.500 euro all’anno, nemmeno 13.000 in tutto con tredicesima e licenziamento.
Così ritorniamo ai chiaroscuri di cui sopra. Esaltiamo l’economia di un turismo provinciale di grande impatto diretto e indiretto che sia, ma ci meravigliamo all’ascolto di narrazioni di giovani che non accettano di lavorare, ai quali però si chiede resilienza. E che stupore al racconto di lavoratori solo in minima parte italiani ai quali basta un reddito di cittadinanza o un’indennità di disoccupazione perché in fondo se scelgono il lavoro stagionale “sono fatti loro”?
La vita da stagionali impatta sulla quotidianità in maniera totalitaria. Eppure non è il solo scoglio che un giovane deve superare. Scarse disponibilità economiche per una vita dignitosa, con una famiglia, una dimora, un mezzo di trasporto, tolgono sonno e tranquillità ad intere generazioni. Specialmente quelle in uscita dalle scuole professionali che hanno voglia e bisogno di imparare ancora tanto ma non intendono affatto dipendere dall’indennità di disoccupazione. La loro dignità è altro.
Siamo consapevoli che il costo del personale grava pesantemente sui bilanci delle imprese. Tuttavia si comprenda che lo stipendio che le imprese riescono a corrispondere finisce per diventare motore delle insoddisfazioni di cui sopra. E non solo.
Così, a compensare il gap salariale finiscono per doverci spesso pensare le famiglie. Sulle quali questi giovani adulti si trovano a pesare.
Potrete condividere che si tratta di una condizione irrispettosa verso se stessi e inaccettabile come prospettiva di vita. Dovranno sostenere le criticità e l’instabilità personale, come diretta conseguenza di quella sociale-economica.
Pensateci: sono indispensabili in alta stagione, ma vivono nell’incertezza in bassa stagione e finiscono reietti e senza ruoli sociali attivi fuori stagione. Vi immaginate il malessere per chi voglia davvero contare sul proprio futuro, su una propria famiglia?
Il Trentino investe con importante sostegno pubblico al comparto turistico. Strutture, infrastrutture, incentivi e promozione, ce n’è per tutti, molto meno in via diretta ai suoi dipendenti. Sappiamo che tutto è governato dalle norme ma il “Dura lex sed lex” non può bastare. Il Trentino che vogliamo dovrà trovare una soluzione anche per le tribolazioni delle giovani persone delle quali abbiamo raccontato sopra.
Cordoglio, dolore, strazio per ciò che rappresentano queste immani tragedie: a cosa possono servire queste parole? I femminicidi, recitati ormai tragicamente al plurale stanno sconvolgendo le coscienze della nostra società. Una piaga subdola assolutamente imprevedibile. Colpiscono improvvisamente, senza senso. Picchiano profondamente, feriscono tutti, anche quelli non direttamente interessati generando una diffusa sensazione di impotenza. Perché dentro alle famiglie colpite potrebbe esserci ciascuno di noi. Così il cordoglio, lo strazio e la disperazione non possono bastare. Né si può trascurare di prendere in considerazione qualsiasi intervento possa mitigare il rischio di reiterazione.
Psicologi, assistenti sociali, forze dell’ordine e gruppi di ascolto, magari coordinati in nuclei di professionisti organizzati potrebbero coltivare lo scopo di intercettare sul nascere le potenziali situazioni di pericolo.
Nel frattempo, nel medio – lungo periodo i corsi di genere nelle scuole di ogni ordine grado, potrebbero forse aiutare. È fondamentale educare le nuove generazioni alla parità, un compito che spetta anche al mondo della scuola. L’uso di strumenti educativi declinati per la
scuola, per affrontare tematiche quali quelle della violenza del sessismo e della discriminazione. Non andrebbe inoltre dimenticata la promozione dell’ascolto della coppia. In qualche caso si riuscirebbe ad intercettare qualche fragilità nei momenti più critici , quali la separazione, che una coppia potrebbe dover affrontare.
Siamo consci che sarebbero pochi i casi. Soprattutto perché sono pochissimi gli uomini che cercano aiuto. Al contrario delle donne, intimorite, sofferenti, preoccupate per se stesse e per i figli. Gli esperti di settore raccontano che arrivano da sole, con gli uomini chiusi nei loro pensieri e nelle loro azioni, che non condividono con nessuno.
Siamo tutti bravi a piangere ed a indignarci ma siamo sicuri che a parte i familiari e gli amici fra qualche mese tutti si dimenticheranno di questo terribile accadimento come già successo in analoghe situazioni. Solo azioni sociali, formative, educative e di supporto potranno tenere attivo il pensiero negli uomini e nelle donne con la speranza di poterlo disseminare affinchè diventi strumento di prevenzione sociale.
Il Direttivo del Movimento di Casaautonomia.eu
Arriva il consiglio regionale. È convocato nel giorno di San Valentino. Che sia questa una vera curiosità. Si è scelto il patrono degli innamorati forse per invocarlo a stendere la sua benedizione sulla giunta regionale? Perché a voler raccogliere auspici da ciò che sta accadendo negli esecutivi provinciali, di un po’ d’amore, lì dentro ci sarebbe proprio bisogno. Prese di posizione e liti sono all’ordine del giorno. Spesso anche in maniera irriconoscente. Paradigmatica quella del Patt, in giunta col secondo assessore grazie alle prese di posizione dei fratellisti. Gli stessi che, cinque minuti dopo la sua nomina, l’assessore segretario autonomista dichiarava di voler arginare. Curioso sarà veder poi come verranno gestite posizioni radicali intestine alla maggioranza. A Trento, come per loro tradizione, Cia e Kaswalder continuano a tenere banco. A Bolzano i Freiheitlichen, ad un passo dall’entrare in giunta si alleano coi pasdaran dell’opposizione per tentare un golpe alla regione. La mozione da loro presentata come atto politico di debutto in Consiglio Regionale è alquanto inquietante. Per quanto dimostrativo, racconta che clima si respiri in regione.
È curioso poi leggere di un’ipotesi di gruppo misto regionale formata da membri di opposizione provinciale trentina vera (Degasperi) o più sopita come quella di membri di maggioranza provinciale.
Meno curioso può essere invece l’adempimento ad aderire ad un altri già formati. Si tratta di un atto obbligatorio per quei gruppi consiliari monorappresentati.
Casa Autonomia.eu è senza dubbio uno di questi. Al di là dei tecnicismi regolamentari trova però in Campobase assoluta sintonia. Molti gli elementi di reciproco pensiero politico. Per queste due forze politiche è stato dunque naturale proseguire con le stesse forme di collaborazione stretta che sono già occorse e che ancora avverranno anche a livello territoriale. Arco ne è l’esempio più eclatante. Entrambi i movimenti hanno interesse a mostrarsi vicini e collaborativi. Separati soltanto da pochi elementi di distinguo. Più civici, di estrazione popolare i campobasisiti, più interessati alle tematiche che guardano a nord, con spirito progressista, gli Autonomisti si MCA.eu.
Lo stesso contenitore dunque con la comune matrice democratica popolare.
Con un vantaggio alle spalle. Aver collaborato dal lontano 2008 nelle giunte Dellai e poi Rossi, ottenendo ottimi risultati sul piano politico e amministrativo. È stato un tempo d’oro per gli Autonomisti. Tempo dentro al quale hanno portato a casa i migliori risultati della loro lunga storia politica. La stessa che oggi hanno tradito per molto
Quanto possa stare a cuore parlare di natalità a questa nostra società, lo testimoniano in modo più che impietoso i dati demografici disponibili. L’Europa invecchia e tra i suoi Stati Membri, l’Italia ne è fanalino di coda. Non fa eccezione nemmeno l’autonomo Trentino.
La querelle che puntualmente si presenta intorno alla questione del mantenimento di tutti gli attuali Punti nascita non può dunque esaurire la più ampia serie di componenti della crisi demografica.
Chi ne approfitta, come è stato in queste ore il Presidente della Provincia, interpreta una semplice piega di puro populismo. Al di sopra del numero dei punti nascita deve regnare sovrana la sicurezza per la madre ed la/il neonata/o. Dunque, solo scienza e letteratura possono guidare le scelte amministrative.
Ed è la politica che deve assumersi la responsabilità di garantire e promuovere, presso la popolazione, criteri di assoluta sicurezza relativi al delicatissimo momento del parto.
Né un genitore ma ancor meno un nonno o addirittura un parente sono in possesso di tutti gli elementi per essere davvero consapevoli se il luogo scelto per la nascita di un figlio/a è davvero sicuro.
Sicurezza dunque, innanzitutto.
Significa pretendere competenza, esperienza, formazione, mantenimento delle skill, tecnologia e risorse incardinate in Azienda Sanitaria anziché su gettonisti magari con poca carriera specialistica o peggio ancora professionale.
Eppure, questa nostra società non è afflitta soltanto dal fenomeno delle culle vuote.
Alla stessa maniera vanno infatti interpretate le decisioni intorno al ruolo della pubblica amministrazione in accompagnamento alla fase finale del percorso di vita di ciascuno di noi. Il diritto ad una serena senilità ha un valore enorme ma sta producendo un sempre maggior numero di bisogni. Basti pensare all’elevatissima quota di popolazione anziana che oggi vive nell’attesa di ottenere un servizio: posti letto in casa di riposo, posti di cure intermedie o all’hospice ma anche servizi di co-housing.
Ecco perché sono estremamente necessari trasferimenti di fondi alle Comunità di Valle a garanzia dei servizi domiciliari. Come non può mancare l’implementazione degli infermieri di famiglia o un maggior supporto amministrativo ai medici di medicina generale (MMG) anche favorendo la nascita e l’attività di strutture mediche territoriali (più MMG operanti insieme).
La politica seria decida senza prendere in giro i cittadini. E il nuovo assessore alla Sanità ne approfitti di un’occasione unica: lasciarsi alle spalle le scelte di chi lo ha preceduto e proseguire con azioni decise, utili nonché sostenibili. Da ogni punto di vista.
Doveva essere una relazione rilevante. Avrebbe potuto annunciare un ampissimo respiro utile ad immaginare tutto il prossimo corso della legislatura in partenza. Così non è stato.
La relazione programmatica di Fugatti ha toccato solo di striscio quando non addirittura ignorato parecchie tematiche e questioni.
La nostra particolare sensibilità al riguardo ci ha portato ad osservare che il cambiamento sociale non è stato il fulcro della relazione. Pensiamo ai servizi per gli anziani, all’aumento di posti letto nelle RSA, alla crisi demografica. Tutte questioni che stanno tenendo sotto pressione anche il Trentino. Il modello impostato nei 5 anni precedenti, sembra quasi farla da padrone. Spaventano gli effetti, oggi tangibili della legislatura appena passata. Inquietanti ad esempio nel campo della denatalità.
Quasi stucchevole invece l’enfatizzazione sul tema dell’Autonomia. Dovrebbe trattarsi di sottintesa prerogativa di buon governo. Invece Fugatti ne ha voluto parlare spiccatamente. Quasi a esibire, financo a giustificare un Assessorato all’Autonomia.
Il sospetto che questa maggioranza locale marcatamente nazionalistica, percepisca di avere una coda di paglia, c’è tutto. E’ da qui che partirebbe la loro necessità di gridare in maniera populista che tra fiamme Tricolori e palchi a Pontida, l’Autonomia non è in pericolo.
Sarà nostro compito vigilare in fondo. E’ uno dei principali ruoli che ha portato alla nascita di un movimento autonomista di stampo sociale e progressista, specialmente da quando gli autonomisti identitari si sono venduti alla Destra nazionale.
MOBILITA’ e OPERE PUBBLICHE
Annunciate tematiche e modelli superati! Basti pensare che nel campo delle Infrastrutture si è riparlato ancora una volta della Valdastico, in maniera decontestualizzata dal vero approccio alla mobilità dell’intero nord est verso il Brennero.
Noi spingeremo per un sistema di potenziamento di tutte le alternative al trasporto merci e persone, prima ancora che con “gomma” su nuovo cemento e asfalto.
Non preoccupa meno il gravoso impegno economico che queste promesse comportano. L’unico vero effetto immediato sarà quello di “ingessare” il bilancio PAT dei prossimi vent’anni.
E’ davvero sicuro Fugatti di detenere il diritto di ipotecare scelte che dovrebbero competere ai nostri giovani? Il loro futuro correrà davvero sull’asfalto o percorrerà invece autostrade di fibra ottica sotto un tappeto di territorio verde?
Ci chiediamo, quali sono allora le opere che dovrebbero rilanciare davvero l’economia?
E che dire della mobilità pubblica? Le tratte brevi nelle vallate più periferiche stanno scomparendo, le fermate cadenzate sono sempre meno. Il Tram impiega il 30% di tempo in più di percorrenza. E’ facile individuare provvedimenti populisti rendendo gratuito il trasporto degli anziani. E se questo tipo di servizio deve essere a disposizione di tutti, sono ben altri i bisogni che avrebbero i trentini per muoversi con mezzi alternativi alla propria auto. Per risultare appetibile va dunque migliorata l’attuale offerta, la cui attrattività oggi come oggi sta come l’acqua al colabrodo.
SANITA’, SOCIALE, WELFARE.
Le questioni che riguardano la Sanità affliggono ognuno di noi in maniera trasversale. Nella precedente legislatura si è tentato di sopperire alle magagne del servizio sanitario Provinciale spingendo sempre di più su alternative private. Appare necessario un repentino ed evidente cambio di rotta per ora soltanto debole sussurro proclamato dal nuovo assessore.
Per questo va da sé che i problemi non si esauriscono nel pensare solo al nuovo polo ospedaliero e alla gestione dell’università di medicina.
La strada per riabilitare la sanità trentina alla qualità che merita passa attraverso nuove assegnazioni di risorse e di tecnologia. Sono necessari percorsi che rendano attrattivi gli ospedali sia per i pazienti che per gli operatori.
Diversamente esiste un rischio concreto. La facoltà di medicina finirà per “sfornare” Professionisti che finiranno per specializzarsi e lavorare in altre regioni.
Infine, è fondamentale attenzionare il sistema di gestione delle case di riposo. Va segnalato il più grave dei problemi. L’ingerenza della Provincia sulla gestione delle rette non affronta infatti la responsabilità che il principale ente pubblico del Trentino dovrebbe assumersi: aumentare la retta sanitaria!
In questo modo, al livello periferico rimarrebbe in capo la possibilità di aggiustare i criteri di retta secondo le varie caratteristiche territoriali che solo ogni Istituto puntualmente conosce.
Inoltre la risposta della Provincia non può esaurirsi in un promessa di ripiano di eventuali bilanci in rosso. Con che criterio si finirebbe per incentivare chi ha fatto meglio o chi ha fatto peggio?
INVESTIMENTI
Non è dato capire come questa amministrazione intenda stimolare una nuova propulsione agli investimenti privati. I dati degli Istituti economici nazionali e territoriali ci confermano che da questo punto di vista i trentini si muovono poco.
Esiste infatti una disponibilità liquida bancaria liquida intorno ai venti miliardi di €. A questa se ne aggiunge una in titoli che supera di lunghezza i cinque. Appare evidente che questo tipo di stagnazione è figlia dell’insicurezza e di un’offerta scarsamente attrattiva.
Il comparto del lavoro, quello dei brevetti, dell’export, del know how tecnologico informatico, potrebbero rappresentare un fiore all’occhiello del tessuto produttivo trentino quale non è stato e non è tutt’ora. Tutte condizioni che bocciano sonoramente l’operato dell’assessore che nei precedenti cinque anni ha avuto piena responsabilità di questo.
Tenere conto della trasformazione del Mercato del Lavoro venendo incontro alle esigenze di una società che cambia ed investire maggiormente nella ricerca rispetto a quanto stanziato fino ad ora potrebbero rappresentare due ingredienti sostanziali per catalizzare interesse degli Imprenditori e disponibilità dei finanziatori.
LAVORO
Il cambiamento di approccio al mondo del lavoro non può esaurirsi nell’impegno a cercare di migliorare il rapporto tra domanda e offerta. Prima di tutto va infatti presa in considerazione la questione sociale e soprattutto quella demografica.
I molteplici aspetti da tenere in considerazione sono le alte specializzazioni, la formazione, il sostegno alle imprese che si occupano di formazione di apprendistato. Da premiare saranno quelle Aziende che assumono giovani donne e quelle che dedicano spazio, tempo e processi di lavoro rispettosi di che è afflitto da disabilità.
Una politica del lavoro che si rispetti non può trascurare l’approccio alla gestione delle risorse umane. Lo chiedono le aziende prime tra tutte quelle disposte a ricevere e ad accogliere manodopera che viene da fuori dei nostri confini provinciali.
Ecco perché dalla relazione del Presidente, stride l’assenza del minimo cenno alla pressione politica che il Trentino dovrebbe responsabilmente attivare. Ai vari livelli istituzionali che se ne occupano dovrebbero arrivare stimoli e proposte per trasformare il Trentino in modello nazionale per qualità nell’accoglienza dell’immigrazione controllata. Contribuirebbe a lenire la crisi che stanno vivendo le aziende sostenute da professionalità di base. Agricoltura, turismo, manifatturiero tutti i settori all’eterna disperata ricerca di addetti. Per questo grave problema la Provincia che cosa ha intenzione di fare? Noi non lo abbiamo ancora capito.
AGRICOLTURA E ZOOTECNIA
Ovviamente non è passata inosservata la brevissima trattazione riservata al capitolo che riguarda l’agricoltura e la zootecnia tanto da non dedicarle che una ventina di righe dentro alle quali, tra l’altro, non abbiamo trovato nulla che faccia pensare che per il capitolo dei grandi carnivori ci sia un programma e una strategia. Tutto liquidato in qualche riga.
Eppure la Produzione lorda vendibile della nostra agricoltura vale un miliardo di € degli oltre venti del nostro PIL. Le è quindi dovuta una particolare attenzione attraverso importanti investimenti; pensiamo al poco fatto e al grande fabbisogno che merita ad esempio il settore della gestione dell’irrigazione agricola.
Da ultima, per lapsus freudiano forse lì volutamente collocata, la dimenticata zootecnia. Non può bastarci che un Presidente si limiti a dire che il comparto è importante per la gestione del territorio. È invece urgente oltre che strategico far fronte alle difficoltà che provocano una progressiva chiusura delle nostre aziende agricole.
C’è un’unica strada: turismo e zootecnia vanno sostenuti di pari passo. Invece, questo tipo di azione nella scorsa legislatura ha visto l’attivazione di iniziative a dir poco risibili. Complice la separazione tra i due assessorati e la loro scarsa sensibilità alla materia abbiamo visto i sostegni diretti indiretti al settore toccare i tasti della sussistenza più che quelli di intelligenti incentivi incrociati.
ABITARE
Durante la trattazione delle questioni relative al consumo di suolo e alla gestione dei centri storici, il Presidente dichiara che il diritto all’abitazione andrà riaffermato aiutando veramente le giovani coppie. Semplicisticamente, parla di recuperare l’esistente per tentare di far rivivere i centri storici altrimenti abbandonati, alternando le soluzioni tra risanamento e ristrutturazione.
Intendimenti più che condivisibili dove tuttavia la Provincia dovrà finalmente cominciare a dimostrare il proprio coraggio attraverso sostegni concreti quali finora non visti.
Inoltre va tenuto conto della composizione della nuova società trentina con un 23% dei nuclei familiari composto da un solo componente. Perché dunque non favorire la fuoriuscita dei giovani dal nucleo familiare? Il diritto ai contributi o l’accesso al credito per ristrutturare o costruire una nuova abitazione non possono e non devono per forza venir riservati esclusivamente alle coppie. Il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con il mondo.
SPORT
Solo il connubio tra sport e scuola darebbe la vera spinta con un sano approccio a questa materia. L’integrazione tra queste due grandi specialità è l’unico ingrediente che potrebbe davvero permettere ai giovani di frequentare entrambi.
E’ giunto il tempo di considerare anche le difficoltà in termini di tempo ed impegno a far coesistere le due attività senza che ne tengano conto anche le istituzioni che le governano.
VOLONTARIATO
Assordante silenzio su questo comparto. Nemmeno citato, come non esistesse. Eppure in Trentino ci sono 3500 associazioni di volontariato che coprono e colmano i vuoti delle istituzioni.
Non può esser sufficiente la profusione di “grazie” microfonata al parossismo in occasione delle sagre. Il volontariato ha dignità di istituzione propria. Per questo deve rientrare nella progettualità di un’agenda politica seria e attenta alla propria comunità.
NATALITA’ e SALARI
Finalmente qualcosa sul quale non abbiamo nulla da eccepire. Ma natalità è salari saranno davvero le priorità della giunta? Speriamo che trovarle in fondo alla relazione sia solo frutto del caso. Un tetto, una dignità occupazionale, un complessivo stato di benessere personale e sociale, sono i punti cardine ai quali un Trentino autonomo con un bilancio di 5 miliardi di euro all’anno deve assolutamente puntare.
Purtroppo le azioni dei cinque anni appena trascorsi indicano che il volere della Giunta per questi obiettivi si presenta piuttosto aleatorio. Il timore che si tratti del solito annuncio di un lupo che perde il pelo ma non il vizio, rimane tutto.
Essere autonomi significa tentare, osare, spingere per attivare quanto proposto anche nelle poche righe di qui sopra insieme a molto altro. Non può esaurirsi nell’esibizionismo di una storia celebrata di fronte a se stessa. Non possono nemmeno bastare le parate con le associazioni storiche o quelle folcloristiche locali. L’autonomia pronunciata, delegata a tristi accordi romani sperando che umiliandosi all’alleanza-sudditanza con i loro partiti porti a qualche casuale risultato, non fanno per noi.
Ecco il senso delle considerazioni del Movimento Casa Autonomia.eu enunciate qui sopra. Siamo liberi da contratti, trasparenti coi nostri soci e coi nostri elettori. Noi le famose “poltrone” della politica abbiamo preferito guadagnarcele con le nostre fatiche meritandole senza tramacci e sotterfugi.
Fieri di poter esercitare il nostro compito di critica e proposta.
Paola Demagri Consigliera Provinciale
Michele Dallapiccola Segretario Politico
Pare che il mercanteggio della politica non affligga soltanto le trattative viste in Consiglio provinciale nelle scorse settimane. Potrebbe trattarsi invece di un nuovo corso che fa capolino anche in campo sanitario?
Ma facciamo un po’ di chiarezza insieme su queste considerazioni.
Come già potuto apprendere dalla stampa locale, il servizio di trasporto della Croce Rossa, gestito dai volontari, si trova costretto a sospendere la propria attività. Incomprensioni con il sistema sanitario provinciale sarebbero alla base di questa grave decisione. Ma qual è la malcelata leva contrattuale della Provincia per far digerire le condizioni contrattuali alle associazioni di volontariato? L’indizione di un bando europeo!
“Le condizioni contrattuali le decidiamo noi!” Sembra questo il senso di una risposta mai davvero apertamente enunciata da parte della politica.
Ricordiamo che il volontariato locale gestisce il 90% dei trasporti secondari. E su questo apparato l’impatto di quella scelta sarebbe devastante. Una gara di quel tipo richiamerebbe l’interesse di associazioni extra provinciali che operano a scopo di reddito e non certo come atto sociale e di comunità. Significherebbe insomma assistere allo smantellamento delle nostre preziose associazioni. Conoscono ogni piccolo angolo del nostro territorio a volte difficile da raggiungere anche con le ambulanze. Il tutto gestito da persone che operano nel proprio tempo extra lavorativo. Indossano velocemente la divisa per garantire trasporti secondari per la propria comunità con immenso spirito di servizio. Come potrebbe essere garantita la stessa qualità di servizio da associazioni che operano a scopo di lucro?
E per rendere più impattante l’esempio che offriamo immaginatevi se in parallelo accadesse un fatto simile per quanto riguarda la protezione civile.
Ecco perché l’assessorato deve tornare immediatamente al dialogo con le associazioni. Deve rivedere e ripensare la convenzione che regola i rapporti tra le parti. È scaduta e dunque va riveduta e ripensata in ottica propositiva. Deve permettere alle stesse associazioni di rimanere vive e operative. Perché i dipendenti ma soprattutto i volontari sono eredi di una storia sociale del Trentino interprete di uno spirito autonomista dove il servizio per la propria comunità non può essere trattato al pari di chi lo mette a disposizione a scopo di lucro. Ma nemmeno all’asta, come un capo di bestiame al mercato.
A dir la verità c’è poco o nulla da aggiungere a quanto è stato detto da altri sulla stampa a commento delle conclusioni alle quali è arrivata la maggioranza dopo la lunga e triste tragicomedia per la definitiva formazione della nuova Giunta Provinciale. Ho detto non a caso “tragicomedia”. Da come tutto si è svolto non si può negare quanto poco rispetto c’è stato della dignità delle persone. A volte trattate proprio come birilli. Ripetere che ci è stato offerto uno spettacolo indecoroso di cattivo esempio è proprio triste. E pensando che il nostro sistema elettorale doveva garantire tutto il contrario sa proprio di beffa, naturalmente “politica”.
Volendo limitarmi alla posizione e ruolo del PATT ormai non c’è più alcuna novità. Da quanto deciso circa un anno fa fino alla conclusione finale tutto è stato conseguente. Scelta la strada sbagliata il percorso non poteva essere diverso. Più di qualcuno mi ha detto: “ormai è cambiato tutto”. Se il miraggio era a tutti i costi il potere, questo obiettivo è stato pienamente raggiunto. Ma quello che interessa alla gente non è il possesso del potere, ma come questo potere è gestito: con quali principi, con quali metodi, con quali criteri, con quali priorità pratiche. Ed è qui che si differenziano a livello operativo le coalizioni. E di conseguenza, per i partiti o movimenti, la scelta con chi allearsi. Senza dimenticare nel nostro caso la peculiarità dell’Autonomia Speciale che la Costituzione ci ha dato e riconosce. Proprio di questa ne è stato fatto uno scempio in questo periodo di formazione della Giunta. E il Patt (per me ormai termine quasi anacronistico) ha dovuto assistere a tutto senza batter ciglio, sperando nei buoni eventi.
Ora che tutto si è concluso apparentemente l’esito è positivo. Il Presidente della Provincia il suo debito lo ha pagato. Ma con chi amministra il Patt? Come potrà onorare ed essere fedele ai propri principi e valori? Con quale Autonomia? Con quale potere contrattuale? Se il “buon giorno” si vede dal mattino il resto della giornata non è certo lusinghiero. Per il bene del popolo Trentino speriamo veramente di sbagliare. Perché al di sopra di ogni ambizione o simpatia politica deve sempre comunque prevalere il desiderio del “bene comune”, senza per questo mettere la testa sotto la sabbia come fa lo struzzo. Qualcosa da dire ancora è la domanda di come si è arrivati a determinati riconoscimenti. Nell’ultimo regalo dell’assessore esterno il Presidente ha dovuto contraddire le motivazioni dell’istituzione di questa figura amministrativa. Sicuramente non doveva essere un riconoscimento politico, ma una scelta tecnica. Per quanto riguarda l’assegnazione al rappresentante del Patt della competenza “sulla Promozione della Conoscenza dell’Autonomia ” vorrei ricordare che è già legge l’obbligo dello studio dell’autonomia nell’ambito della storia locale, anche se tale obbligo è regolarmente snobbato dalle scuole. E l’applicazione di questa norma è di competenza dell’assessora vicepresidente Gerosa. Per la Giunta Provinciale l’Autonomia è qualcosa di pratico che riguarda tutti gli assessori nell’esercizio dei loro poteri. Non è una competenza è uno strumento da utilizzare sia a livello legislativo che amministrativo. Possiamo agire ed operare senza il consenso romano. Non confondiamo il mezzo con il fine. I dolcetti senza sostanza non valgono nulla.
Detto questo auguro a tutto il Consiglio Provinciale ed alla Giunta di operare per il vero bene del Trentino, di un Trentino non chiuso ed egoista, ma aperto al Mondo soprattutto a quello più bisognoso. E qui, come la mettiamo caro Patt con l’accoglienza degli immigrati e quella diffusa quando lo Statuto del Partito (non ancora cambiato) parla chiaramente di antirazzismo? Cambieranno idea, soprattutto Lega e Fratelli d’Italia? Si ritornerà alla normativa esistente prima dell’arrivo del Centro Destra?
Luigi Panizza