La sanità trentina, un tempo ammirata per la sua efficienza e per il forte senso di
appartenenza dei suoi operatori, si trova oggi a vivere una fase di profonda crisi. La
disaffezione del personale è testimoniata da un numero crescente di dipendenti che
scelgono di abbandonare il servizio pubblico, un fenomeno che non può essere giustificato
semplicemente con il trend nazionale. Il Trentino, storicamente, si è distinto per una forte
identità professionale e un attaccamento al proprio lavoro, eppure, ora, assistiamo a un
disimpegno preoccupante.
La scarsa partecipazione alle scuole di specializzazione e ai corsi di infermieristica è un altro
campanello d’allarme che non possiamo ignorare. L’assenza di nuovi professionisti nel
sistema sanitario, in un contesto dove le esigenze di assistenza continuano a crescere, è
destinata a creare un vuoto difficile da colmare. Gli operatori sanitari, soprattutto i medici
ospedalieri, si sentono disorientati e scoraggiati, ignari dei reali propositi della giunta
provinciale riguardo al futuro della sanità trentina. La mancanza di comunicazione e di
chiarezza sui progetti in atto contribuisce a un clima di sfiducia che mina la motivazione di
chi lavora quotidianamente per garantire qualità e sicurezza nelle prestazioni.
Uno dei temi più critici è sicuramente il progetto del nuovo ospedale trentino. L’incertezza su
quando sarà realmente operativo, unita alla mancanza di indicazioni chiare su come gestire
il periodo di transizione, sta aggravando la situazione. Gli ospedali periferici, nel frattempo,
continuano a vivere in una condizione di limbo, senza una connotazione definita, mentre
l’unica certezza è che si naviga a vista. Le risorse interne sembrano essere allocate non
sulla base di criteri organizzativi e programmatici, ma piuttosto in base a logiche di
personalismi e rivalse , con il risultato di creare un quadro di disfacimento generale di quanto
di buono era stato realizzato fino a oggi.
Questa situazione non è solo un problema di gestione, ma ha conseguenze dirette sulla
qualità delle prestazioni sanitarie. Stiamo assistendo a uno sperpero di risorse per
mantenere in vita reparti che non raggiungono neanche la metà delle soglie minime di
struttura, mettendo a rischio sia la qualità che la sicurezza delle cure. Al contempo, centri di
eccellenza, riconosciuti dalla stessa utenza, vengono mortificati e privati del supporto
necessario per operare al meglio.
In questo contesto, è fondamentale chiedersi e conoscere quale sia l’obiettivo della
Provincia autonoma di Trento per il futuro della sanità. È tempo di ripensare le strategie, di
ascoltare le istanze del personale sanitario e di restituire fiducia a chi lavora in prima linea.
La neonata Scuola di Medicina dell’Università di Trento rappresenta un ulteriore dilemma in
questo scenario complesso. Da un lato, la creazione di una scuola di medicina offre
l’opportunità di formare nuovi professionisti sul territorio, contribuendo a colmare il gap di
personale che stiamo vivendo. Dall’altro, sorgono interrogativi sul come questa nuova
istituzione possa integrarsi con il sistema sanitario locale e quale sia il suo impatto sulla già
fragile situazione attuale.
Gli studenti di medicina, ora parte integrante del panorama trentino, devono poter
visualizzare un percorso professionale chiaro e sostenibile. Tuttavia, il disorientamento tra i
medici ospedalieri e la mancanza di una visione strategica da parte della giunta provinciale
potrebbero minare la loro motivazione e la qualità della formazione. Se le aspettative non
saranno allineate con le reali necessità del sistema sanitario, potremmo trovarci a formare
professionisti senza un adeguato sbocco lavorativo, rischiando di ripetere gli errori del
passato.
In definitiva, la sanità trentina ha bisogno di una visione chiara e condivisa, che metta al
centro le persone e la loro salute. Solo così potremo evitare di scivolare ulteriormente nelle
graduatorie di merito nazionali e di demotivare coloro che, con impegno e dedizione,
continuano a lavorare per il bene della comunità.
La sfida è quella di costruire un sistema sanitario integrato e sostenibile, dove la formazione,
la gestione e l’assistenza siano in perfetta armonia, in modo che il Trentino possa tornare a
essere un esempio di eccellenza nel panorama sanitario nazionale.