Luigi Panizza ex Assessore Provinciale e componente Casa Autonomia
Leggendo la notizia in prima pagina di giovedì 7 marzo sui migranti , relativamente all’accoglienza diffusa, ho provato sgomento ed incredulità oltre a tanta amarezza. Vediamo da una parte il sindaco del Capoluogo preoccupato di quanto accade nella sua città che si rivolge al Presidente della Provincia per chiedere un provvedimento che potrebbe risolvere subito il problema posto. Immediatamente il Presidente della Provincia risponde “picche” , cioè non intende cambiare nulla. Rimangono le norme vigenti. In sostanza, constatato che la concentrazione dei migranti al centro creano problemi fra di loro ed anche con i residenti il sindaco chiede di ritornare all’accoglienza diffusa con la distribuzione dei migranti in più comuni del Trentino con buona pace di tutti. Il sindaco di Trento fa presente che questa accoglienza diffusa è proprio quello che vuole introdurre il Presidente del Veneto Zaia dello stesso partito del presidente della Provincia di Trento. In sintesi uno fa esattamente il contrario dell’altro. Uno vuol fare quello che l’altro ha cancellato. Quello che per uno è un bene per l’altro è un male.
Che la soppressione dell’accoglienza diffusa in Trentino sia stata, oltre che un fallimento, anche un grave danno sociale, per le persone coinvolte, è sotto gli occhi di tutti. Ma allora perché succede tutto questo? Per quali motivi il Presidente della Provincia di Trento è così irremovibile al punto da non ascoltare neppure il giustificato ed urgente appello del sindaco ? Perché questa mancanza di collaborazione istituzionale? Cosa si nasconde dietro questo incomprensibile irrigidimento? Altra spiegazione non c’è, a mio avviso, se non quella di dover ammettere pubblicamente che il provvedimento della soppressione dell’accoglienza diffusa è stato un colossale errore pratico ed ideologico che ha creato solo danni.
A questo punto però mi chiedo come cittadino: è giusto che delle persone, degli umani, continuino a soffrire, a patire perchè qualcuno non vuol ammettere di avere sbagliato? E quelli della Giunta o maggioranza consiliare condividono quello che dice il loro Presidente? Tacere, da parte dei componenti la maggioranza, è per lo meno un atto (il giudizio del peccato lo lascio a Dio) di omissione. L’aspetto particolarmente etico del problema esula da vincoli politici. Ognuno può quindi invocare la libertà di coscienza. Ed io sono, non convinto, ma convintissimo, che nell’ambito della maggioranza ci sono pensieri e posizioni differenti. Ed allora che fare? Da ex consigliere e assessore provinciale mi permetto di collaborare chiedendo alle minoranze di proporre una mozione con voto segreto in merito a questo problema .
Questa proposta è anche per favorire la libertà di voto. Alla fine del mandato ogni consigliere risponderà alla propria coscienza di quello che ha fatto e non certo alla politica. Questo vale per tutti i consiglieri come è valso per me quando ho avuto questa responsabilità. La politica di convenienza deve cedere il passo alla politica di qualità. Solo così si può dire di aver operato per il vero bene comune che deve rimanere il faro che illumina la strada da percorrere.