Ogni giorno sono sempre di più i cittadini vittime della cosiddetta sanità sospesa. Moltissimi pazienti costretti ad aspettare mesi per prestazioni che, secondo le indicazioni dei medici, andrebbero effettuate entro la tempistica indicata dai LEA . Il sistema Rao ( priorità) ormai è in evidente crisi e sono sempre di più coloro che decidono di affidarsi alla sanità privata invece che a quella pubblica, che subisce una conseguente svalutazione e perdita di attrattività, sia agli occhi della popolazione che dei professionisti.
“La crisi del sistema è evidente – dichiara la consigliera Demagri, presidente di Casa Autonomia.eu -, eppure dalla Giunta, e in particolare dall’Assessora alla Salute Segnana, non arrivano soluzioni originali e risolutive o quantomeno soddisfacenti per far fronte alla crisi. Ebbene mi permetto di avanzare un suggerimento: se proprio non si riescono a prendere decisioni autonome ed efficaci basterebbe copiare quanto fatto in altri ambiti che si trovavano in situazioni simili, come quello dei passaporti”.
“Aumentare i numeri del personale, degli ambulatori e delle prestazioni, derogando poi alle valli la erogazione delle stesse come fatto per i passaporti. È un modello molto semplice da mettere in atto anche per quanto riguarda le visite, che comporterebbe aumentare il numero di prestazioni a livello ambulatoriale, con una conseguente remunerazione ad hoc per il personale che, visto lo sforzo in più richiesto, meriterebbe di essere valorizzato anche dal punto di vista economico e di soddisfazione organizzativa. Infine, bisognerebbe derogare di più nelle attività periferiche, dato che per ora non si è fatto altro che chiudere gli ambulatori di valle ( esempio il Poliambulatorio di Malé) dopo averli prosciugati dagli specialisti, di fatto annullandoli”.
“Inoltre, l’aumento dei tempi d’attesa per prestazioni diagnostiche e specialistiche sul territorio, con conseguente domanda inevasa dall’offerta ambulatoriale, determina sovraffollamento dei pronti soccorso, codici bianchi e accessi inappropriati, tra autopresentazioni e boarding ( lunghe attese ) . La crisi endemica del Pronto Soccorso ha delle concause profonde: su di esso convergono e si concentrano nel tempo e nello spazio inadempienze politiche e un mancato programma sanitario provinciale, di cui fanno le spese gli utenti e gli operatori, in termini di disagi, stress, sovraccarico di lavoro e concreto rischio professionale”.
“È poi necessario parlare del modello Rao – prosegue Demagri – che è ormai in evidente crisi, per non dire obsoleto. Eppure dall’assessorato non si accenna nemmeno al problema, figurarsi pensare a possibili soluzioni per migliorarlo o sostituirlo. Il risultato? I poveri medici di medicina generale provano ad usare il sistema Rao per dare priorità alle visite che ne hanno bisogno, ma quando i pazienti chiamano il Cup non trovano mai disponibilità, a prescindere dalla priorità data loro. Così i pazienti, scoraggiati e frustrati dalla mancanza di efficienza, si sfogano sui medici e sugli operatori del Cup e, quando possono permetterselo, si rivolgono direttamente alla sanità privata, con grande imbarazzo dei medici del sistema pubblico”.
“Ci troviamo quindi di fronte ad una lunghissima lista di prestazioni non effettuate, liste infinite di appuntamenti e un grandissimo pericolo per la sanità, dato che, se non vengono effettuati i controlli, si rischia l’insorgere di patologie sempre peggiori e più difficili da trattare, che vanno a bloccare ancora di più il sistema sanitario. Stiamo andando sempre di più verso una sistema privato e lo confermano i portafogli dei cittadini, che compilando il modello 730 si sono resi conto di quanto hanno speso in visite private. Eppure dall’assessorato non arriva nessuna risposta e nessun confronto, nemmeno con i rappresentanti di categoria, figuriamoci con gli utenti”.
“In conclusione voglio ripetere il mio suggerimento all’Assessora : se proprio non ha idee, almeno copi le buone pratiche di altri. Tanto ormai l’inefficacia dal punto di vista amministrativo e politico si sta dimostrando tutta ed è chiaro che chiunque verrà dopo di lei dovrà ricostruire il sistema sanitario partendo dalle macerie”, conclude la consigliera di Casa Autonomia.eu.