Evidenziare le carenze che la politica di questi ultimi cinque anni ha dimostrato di avere non potrà lenire lo strazio di una vità strappata ai suoi affetti ma potrà aiutare a smuovere le acque. Non di meno, il supplemento di attenzione derivante dal rilievo di alcune questioni preminentemente tecniche, potrebbe contribuire alla mitigazione dei rischi comunque ancora presenti. In che modo? Attraverso quattro semplici domande rivolte alla Giunta provinciale.
L’ordinanza e l’aumento della sorveglianza a tutela della pubblica sicurezza
Di fronte a una situazione di pericolo conclamato le auspicabili soluzioni estreme quali l’abbattimento o la rimozione/captivazione non sono mai di immediata o rapidissima agibilità. Possono passare giorni per non dire settimane prima di arrivare a qualcosa di concreto. Nel frattempo lo strumento dell’ordinanza con divieto di frequentazione dei boschi e l’intensificazione della presenza dei forestali nei luoghi di maggior pericolo sono davvero gli unici strumenti di pronto soccorso.
- Quante squadre di forestali in più sono state collocate nei luoghi frequentati dagli orsi MJ5 e JJ4?
- Quante e quali Ordinanze a tutela della pubblica incolumità sono state firmate dal Presidente della Giunta provinciale dopo la vicenda di MJ5 di qualche settimana fa?
La consapevolezza sociale.
Da anni la Provincia si prodiga per far arrivare alla popolazione la più capillare informazione del caso. Avvertimenti, depliant e promozione non bastano mai. Siamo convinti che una politica seria e consapevole debba spendersi in prima persona soprattutto per l’effetto mediatico che può avere la presenza di una Giunta Provinciale in un incontro pubblico rispetto a un banale volantino inviato a casa. Al netto della sospensione necessaria per motivi di pubblica sanità durante il periodo della pandemia, va rilevato che questa politica, di presenza personale ne ha investita davvero poca. Qualche sparuto incontro a porte chiuse e nient’altro di straordinario.
- Quanti incontri pubblici e di formazione informazione ha tenuto in prima persona questa Giunta provinciale nei periodi pre e post Covid?
I radiocollari
Pur strumento di controllo di difficile applicabilità tecnica, qualora utilizzato rimane tra i pochi, e sicuramente il più efficace possibile, per riuscire a monitorare gli animali, specie quelli pericolosi.
- Quanti sono i radiocollari a disposizione del Corpo Forestale della PAT?
- Quanti di questi sono applicati e quanti sono attivi?
- Esiste un progetto, uno studio o l’intenzione di acquisire soluzioni innovative per questo tipo di apparecchiatura?
- Come mai il sito Grandi Carnivori PAT, che ne registra come applicati soltanto due, è aggiornato al 2020? Nonostante JJ4 sia responsabile di un’aggressione a persone e M62 di numerosi danni.
Le trappole a tubo
Premesso che è bene escludere la cattura in free ranging, con dardo narcotico per conclamate pericolosità dei soggetti ricercati. Soggetti per altro piuttosto schivi, al fine di addivenire ad una solerte situazione di mitigazione del pericolo, la soluzione migliore è dotare i soggetti pericolosi di radio collare. Per applicarlo è necessario catturare gli animali.
Tra i due sistemi disponibili l’unico che rimane è dunque quello dell’utilizzo di trappole a tubo.
- Quanti dispositivi di questo tipo ha a disposizione la Provincia?
- Poiché la cattura non è comunque priva di rischi, le trappole vanno costantemente sorvegliate, direttamente o tramite strumenti telematici: quante di queste dunque sono state disposte nella zona delle due recenti aggressioni?
- E di queste, quante sono quelle attive, armate e sorvegliate dal corpo forestale in zona?
Poniamo sul piatto del dibattito pubblico semplici questioni tecniche, per sapere se davvero è stato fatto tutto il possibile per evitare ulteriori tragedie come quelle delle ultime ore.
Paola Demagri
Michele Dallapiccola