I professionisti in crisi vogliono lasciare il loro amato lavoro . I cittadini non trovano risposte si rivolgono al privato. Sarà che si troveranno entrambi in un altro luogo?
Una situazione grave che rischia di esplodere creando disservizi per i pazienti e rendendo ancora meno attraente il mondo sanitario trentino. Stiamo parlando di quello che sta accadendo in queste ore. Gli anestesisti rianimatori che operano negli ospedali sparsi sul territorio sono sul piede di guerra. Un ‘guerra’ che è arrivata oggi in piazza con una manifestazione che ha avuto come unico obiettivo quello richiesto da ormai diverso tempo: il riconoscimento a livello contrattuale del proprio lavoro.
Richieste che sono state ribadite più volte ma che non hanno ottenuto alcuna risposta da parte della Provincia e nemmeno dell’Apss facendo crescere in questo modo il disagio tra gli operatori che hanno deciso, come forma di protesta, di rinunciare alle attività aggiuntive a pagamento per ottenere il rispetto delle norme contrattuali nella formulazione dei turni di lavoro e chiedere l’atteso adeguamento del contratto 2016-2018, fermo da anni e già scaduto.
E gli effetti, purtroppo, si stanno già vedendo. “Ho notizia – ha spiegato la capogruppo provinciale di Casa Autonomia.eu, Paola Demagri – che diversi pazienti oggi sono stati contattati dall’ospedale per la sospensione del proprio intervento programmato. Stiamo assistendo allo stop delle cosiddette sedute ‘elettive’, al blocco operatorio che riguarda sia chirurgia che ortopedia. E’ vergognoso che all’interno dell’Apss si viva alla giornata e di come siamo davanti ad un assessorato alla Salute completamente latitante”. Le ripercussioni maggiori, purtroppo, si hanno negli ospedali periferici dove la pianta organica non è sempre completamente coperta. “Quelle strutture – continua Demagri – che questa Giunta leghista voleva privilegiare e che invece sono continuamente non considerate”.
All’ospedale di Cles anziché sei anestesisti, spiega sempre la capogruppo di Casa Autonomia. Eu, ce ne sono quattro. Un numero troppo basso per riuscire a coprire tutte le attività che vengono portate avanti. L’impegno messo dal personale anestesista è ampio e va dall’attività di urgenza in pronto soccorso alle sale parto per passare alle sale operatorie alle attività ambulatoriali. Come tutti i professionisti impegnati nel sistema sanitario rappresentano un ingranaggio fondamentale senza il quale l’intero funzionamento si blocca.
“Ormai – spiega Demagri – è da tempo che questa situazione si sta trascinando avanti. Posso solo immaginare che fino ad oggi gli anestesisti a Cles abbiano fatto salti mortali, saltando ferie ed altro, per garantire la propria presenza e le attività operatorie. Tutto però ha un limite e ci deve essere la consapevolezza della Provincia e dell’Apss di quello che sta accadendo. Stiamo andando verso la centralizzazione delle urgenze chirurgiche”.
Dito puntato contro l’Apss e l’assessora Stefania Segnana. “L’assessora è davvero latitante difronte ad un impegno che si era preso nel rendere attrattivi gli ospedali periferici. I famosi 9 milioni per l’armonizzazione contratti, l’impegno di una maggiore attrazione, di cercare personale anche al di fuori dei confini europei, servono ben a poco se poi non riusciamo a tenerci e a far lavorare bene i professionisti che già abbiamo all’interno dell’azienda” continua Demagri.
Una situazione che va ancora una volta a pesare sulle spalle di un sistema sanitario, come quello Trentino, sempre più in difficoltà. “Stiamo perdendo professionisti e potenzialità – ha concluso Paola Demagri – a causa di un immobilismo totale dell’assessorato. I professionista stanno mettendo tutto l’impegno che possono per affrontare questa situazione ma si trovano ogni giorno una Pat e un’Azienda sanitaria incapaci di gestire le questioni emergenziali”.
Redazione Il Dolomiti