intervento di Luigi Panizza
Ho letto in questi giorni sui vari mezzi di comunicazione che l’assessore all’istruzione Gerosa con l’anno scolastico 2025-2026 vuole istituire nei vari Istituti Scolastici una nuova figura scolastica che si chiamerebbe FaBER cioè “Facilitatore del Benessere Emotivo e Relazionale” che avrebbe il compito appunto di “promuovere il benessere emotivo e relazionale degli studenti, favorendo resilienza, apprendimento e relazioni positive”. Premesso tutto questo mi permetto da ex insegnante e preside di Scuola Media di fare alcune considerazioni.
Che sia in atto e diffuso un disagio giovanile preoccupante lo dimostrano i fatti e le cronache oltre ai rilievi concreti fatti dal personale direttivo e docente della Scuola e dai genitori stessi. Prenderne atto è senz’altro doveroso, ma non basta. Come per analogia con la salute fisica è importante prendere atto del disturbo fisico che si fa sentire e quindi andare dal medico che prescrive la cura e nello stesso tempo cerca di individuare le possibili cause perché il disturbo, o la malattia non si ripetano, Così si dovrebbe fare con i disturbi psicologici giovanili. E’ giusto intervenire tempestivamente.
Ma chi? Chi può essere il competente nella scuola? Come non ci si improvvisa medico così non ci si improvvisa “FaBER”. Si può con 27 ore di corso, come prevederebbe la legge, diventare esperti per assumere ruoli e competenze che richiedono anni di studio e preparazione? Se posso continuare con l’analogia di cui sopra sarebbe come affidare il compito dell’intervento per la salute fisica ad un improvvisato guaritore. Il pericolo è quello di causare più danni che ottenere vantaggi. Infatti, se chi si sottovaluta non sfrutta a sufficienza le proprie capacità e competenze, ma chi si sopravvaluta corre il pericolo di fare danni o per lo meno di non raggiungere gli obiettivi che si propone. Pensando all’eccezionale importanza e delicatezza del problema del disagio giovanile odierno a maggior ragione vanno ricercati strumenti e mezzi adeguati, non certo con 27 ore di corso. Anche la nuova assessora all’Istruzione vuol realizzare nell’ambito educativo- psicologico quanto non è riuscito a realizzare in altri ambiti (esperto, ricercatore, delegato all’organizzazione) il suo predecessore. Si sta ripetendo, pedissequamente, ciò che è già accaduto. Se è lodevole porre il problema e cercarne la soluzione, ritengo tuttavia, troppo superficiale e inadeguato, lo strumento proposto per affrontarlo. Piuttosto che sprecare il denaro nella proposta in corso ritengo più utile coinvolgere genitori e docenti con esperti psicologi e pedagogisti per sensibilizzare sulla problematica ed individuare mezzi e strumenti, il più possibile adeguati, alla complessità ed importanza del problema. Qualora si insistesse sulla nuova figura, che si vuole istituire, ci sono gli specialisti del settore che sono gli psicologi. Ad ognuno la sua competenza per raggiungere gli obiettivi che si vogliono realizzare.
La preoccupazione deve essere quella di far le cose, sì, prima possibile, ma anche perbene, e dopo aver seguito un percorso che possa garantire il successo con le persone giuste. E non è certo male dopo aver individuato, come per l’ammalato la cura, ricercare anche le cause di quanto sta accadendo. E’ certo che i nati in questi anni non sono diversi dai nati precedentemente. Non si nasce col disagio, il disagio nasce e trova il suo terreno fertile soprattutto nelle esperienze negative che fanno i disagiati o le disagiate nell’ambito familiare e, o, nel contesto sociale.
La crisi di valori, principi ed ideali offre un terreno favorevole alla nascita del disagio giovanile. Il tutto e subito, i modelli negativi offerti dai mezzi di comunicazione non concorrono certo a rafforzare il carattere della persona per affrontare le inevitabili difficoltà che la vita riserva ad ognuno, già in età giovanile. Concludo consigliando l’assessora Gerosa a riflettere su quanto hanno detto in questo periodo persone competenti che dissentono da quanto l’assessora va proponendo. L’innovazione non è di per sé migliorativa, ma può essere anche peggiorativa, anche se, in tal caso, non è certamente nelle buone intenzioni di chi la propone. Tanto ho scritto, non certo per motivi politici, ma solo per contribuire al bene degli utenti della scuola.