La Provincia attivi un aiuto straordinario per gli studenti lavoratori

Da Paola Demagri


 La categoria delle persone che si possono definire “studente” è piuttosto eterogenea. Ogni fattispecie ha però in comune una condizione: frequentare l’Università è costoso. E fuori sede, all’alimentare si aggiungono una serie di altre spese tra cui l’affitto. Così lo studiare per prepararsi ed acquisire nuove competenze sta diventando sempre più un lusso. Chi è particolarmente motivato nel seguire un certo tipo di percorso di studi, si può scontrare con problematiche economiche legate al caro vita.

Nella Mozione recentemente predisposta da Casa Autonomia.eu e sottoscritta dai Consiglieri provinciali di minoranza , abbiamo voluto occuparci di una categoria spesso poco considerata: gli studenti che scelgono di trovarsi un lavoro per sopperire almeno in parte alle loro necessità finanziarie. Persone che per non gravare completamente sulla famiglia finiscono per sottrarre tempo allo studio e alla vita sociale. Persone che, beffa nella beffa, finiscono per dimostrare un fittizio aumento del reddito e quindi dell’indicatore ISEE (o ICEF, per le borse di studio dell’Opera Universitaria). E non parliamo solo di giovani che scelgono di autosostenersi ma anche persone non più giovani che lavorano e scelgono di portare avanti un percorso di studi per riqualificarsi professionalmente.

Già molte le realtà universitarie stanno investendo nel sostegno economico ai soggetti che ne fanno richiesta. Ad esempio, è facilmente reperibile sul web il caso dell’Università degli Studi di Padova. Citiamo a tal proposito il bando annuale per la contribuzione degli studenti Alle studentesse e agli studenti con reddito annuo lordo di almeno 3.500,00 Euro percepito nel 2023 o nel 2024 in base ad un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o determinato o ad altre attività lavorative autonome, e con ISEE fino a 50.000 Euro, è prevista una riduzione di 400,00 Euro del contributo onnicomprensivo che viene applicata su seconda e terza rata. La riduzione è concessa per un numero di anni pari alla durata normale del corso di studio, più altri tre anni, a partire dal primo anno di immatricolazione. “

Ecco allora che a nostro avviso, anche un intervento locale sarebbe estremamente opportuno. A tal proposito la copertura economica non potrebbe che provenire dall’ambito provinciale andando a compensare parte delle tasse universitarie di livello locale. Per i “fuori sede” si potrebbero ipotizzare forme di indennità da parte dell’Opera Universitaria con un bando separato rispetto a quello inerente la riduzione delle tasse universitarie a Trento. Due bandi diversi per due casistiche diverse che necessiterebbero di due fondi diversi. 

Anche la CISL, nella sua campagna nazionale “LA TUTELA DEL LAVORO NELLE TRANSIZIONI” sul tema “giovani e lavoro” solleva tutta una serie di problemi nella transizione verso il mondo del lavoro sollevando questioni spinose come l’abbandono scolastico, la ridotta quota di laureati e la necessità di potenziare la formazione degli occupati. 

Volendo parlare quindi di “studenti lavoratori” è quanto meno auspicabile un confronto non solo con la rappresentanza studentesca e l’università ma anche con gli stessi sindacati per capire se, come e quando porteranno avanti eventuali iniziative nelle contrattazioni per concretizzare una certa attenzione verso i giovani più volenterosi.

Il dispositivo della mozione depositata vuole impegnare la Giunta provinciale ad attivarsi per almeno un paio di

  • aprire un tavolo che coinvolga PAT, Opera Universitaria, Università degli Studi di Trento, rappresentanze studentesche e sindacati per elaborare strategie e soluzioni che possano mitigare disagi economici del cd. “studente lavoratore” trentino
  • valutare di destinare dei fondi a sostegno di tale categoria di studenti per incentivare l’accostamento del lavoro ad un percorso universitario (in Trentino o fuori da esso)