Si parla di anziani abbandonati negli ospedali nei quali rimangono ricoverati più del dovuto. Dimissioni ospedaliere che ritardano anche di una settimana oltre all’effettivo bisogno. La causa – riferisce il quotidiano- è legata all’impossibilità ad accogliere gli anziani a casa. O non vi sono familiari di riferimento o se vi sono non sono in grado di assicurare l’assistenza necessaria. Il rischi per l’anziano di permanenza in ospedale sono di vario genere. Vi è il pericolo per la salute fisica in quanto esposti a infezioni ospedaliere e il pericolo per la salute mentale per effetto dell’isolamento dalle relazioni.
Non ho letto l’articolo distrattamente ma riflettendo se il nostro Trentino potrebbe essere coinvolto da una simile situazione.
Vediamo un pò insieme!
La situazione demografica trentina è speculare a quella nazionale – 1 bambino ogni 3 anziani- ; la situazione e la composizione dei nuclei familiari rispecchia il tessuto sociale italiano. La carenza di strutture per anziani è un argomento di attualità in Trentino. Le graduatorie per l’ingresso in RSA sono infinite. I familiari sono costretti a pagare posti letto a pagamento per mesi e mesi a più di 180€ al giorno!
Alcune zone trentine , le Giudicarie sono più avvantaggiate, perché nel passato la politica ha distribuito senza equità i posti letto. Le Valli del Noce sono le più povere nella percentuale di posti letto e anziani non autosufficienti over 65.
In più occasioni abbiamo chiesto alla Giunta di aumentare i posti letto accreditati. Ma una politica miope non vede il problema nemmeno quando è grande come una casa.
Sul territorio vi è qualche centro di co-housing per volontà di privati o cooperative ma senza investimento da parte della PAT. Insufficienti sono anche i posti nei Centri Diurni.
L’analisi quindi è subito fatta.
Il Trentino sta correndo il pericolo di vedere anziani abbandonati negli ospedali. Per altro, un piccolo assaggio di disagio nella gestione ospedaliera degli anziani, l’abbiamo avuto in questo periodo. La carenza in APSS di posti letto di geriatria ha comportato la necessità di “appoggiare” ( nel gergo sanitario) i pazienti anziani nei vari reparti ( chirurgia, neurologia, medicina..) con enormi difficoltà di una appropriata presa in carico da parte del personale.
Il campanello d’allarme ha già suonato più volte. La crisi demografica rappresentata più da una popolazione vecchia che giovane è realtà. Nel programma socio-sanitario di questa Giunta nemmeno l’ombra di investimenti per servizi per anziani se non consolidare l’esistente.