Mancherà così lo sviluppo economico e sociale della nostra terra.
E’ di questi giorni la triste notizia che che trenta migranti non trovano casa in Bassa Valsugana. Persone dalla pelle scura che hanno trovato lavoro ma non un tetto sotto cui condividere affetti e relazioni familiari. Immagino la soddisfazione che, la maggioranza provinciale leghista, ha provato nel leggere la notizia che a me sinceramente ha fatto accapponare la pelle.
Soddisfatti delle norme che si sono approvati in Consiglio Provinciale ( blocco del progetto canoniche, riduzione posti residenziali e del personale nei centri di accoglienza, criteri di accesso alle case ITEA ) la Giunta ha omesso di fare tutti quei pensieri di opportunità nell’avere in Trentino gli immigrati.
La prima necessità è quella della manodopera che è in forte crisi: nel campo dell’edilizia, della carpenteria, dell’artigianato in generale. Il bisogno c’è anche nell’erogazione di servizi di assistenza ( badanti e assistenti familiari), nella ristorazione, nei conduttori di mezzi di trasporto e operai; addetti alle pulizie, facchini e corrieri.
La mancanza di manodopera sul nostro territorio colpisce in particolare l’agricoltura tanto da mettere a rischio i periodi di raccolta.
Ovviamente oltre alla semplificazione delle procedure è importante lavorare su flussi regolari degli stranieri. L’immigrazione regolare riduce drasticamente la clandestinità.
I lavoratori stranieri possono contribuire in modo strutturale e determinante all’economia del nostro paese rappresentando una componente indispensabile.
Un lavoro, una casa, un territorio accogliente sono la base per stabilizzare gli immigrati ed avere quindi nuovi nuclei familiari per contribuire a risolvere il problema della denatalità.